Vittorio Bruno Avesani
Avesa, 04.05.1919 – Giazza di Selva di Progno, 22.06.1944
Figlio di Angelo e di Vittoria Tosi (già deceduta a quell’epoca), Vittorio nacque ad Avesa, in provincia di Verona, il 4 maggio 1919. Al momento dell’iscrizione alla Facoltà di Giurisprudenza (matricola 145/30), nell’Anno Accademico 1939-1940, la famiglia risultava residente in via della Diga 49 a Quinzano, frazione di Verona. Vittorio era iscritto al GUF e alla Milizia Universitaria della città.
Al modulo di iscrizione Vittorio allegò l’atto di nascita, rilasciato dall’Ufficio dello stato civile il 25 ottobre 1939, e il diploma di maturità classica conseguito nella sessione II dell’a. s. 1938-1939 presso il Liceo Ginnasio “Scipione Maffei” di Verona”. Insieme al diploma consegnò una lettera del preside del Liceo veronese, Chiarelli, che in data 23 ottobre 1939 attestò il conseguimento del titolo.
Vittorio aveva ottenuto 6 in tutte le materie: i voti: Cultura militare, Lettere italiane, Lettere latine, Lettere greche, Storia, Filosofia ed elementi di diritto ed economia, Matematica e fisica, Scienze naturali, chimica e geografia, Storia dell’arte, Educazione fisica.
Il 4 gennaio 1940 Vittorio chiese un certificato di iscrizione per ottenere l’abbonamento ferroviario, domanda che reiterò il 10 settembre 1940. Quel giorno domandò di sostenere, nella sessione autunnale, gli esami di Diritto privato, Diritto costituzionale, Economia politica, Demografia e Istituzioni di diritto romano.
Il 24 dicembre, invece, Vittorio chiese di compilare il modulo 47 per posticipare il servizio militare.
Il 10 ottobre 1940 Vittorio Sergio chiese l’iscrizione al II anno. Dalla domanda scopriamo che non era più iscritto alla Milizia di Verona ma a quella di Padova. Veniamo a sapere, inoltre, che il padre, che aveva ottenuto la licenza elementare, non era più vivente. Il nonno paterno di Vittorio, anche lui con il titolo della scuola elementare, faceva il commerciante come il figlio.
Infine, apprendiamo che due fratelli erano morti, ma Vittorio aveva altri 3 fratelli e 4 sorelle. Di questi 2 avevano ottenuto la licenza di scuola media superiore, 4 di suole media inferiore e uno stava frequentando le scuole medie.
Tra i documenti del II anno compare il primo riferimento all’esercito. Il 14 ottobre 1941 il rettore inviò al sergente Vittorio Avesani del I Gruppo Alpini Val Fella, 8° Reggimento – 269^ Compagnia, un certificato di iscrizione. La richiesta di Vittorio risale ad una settimana prima. Quel certificato doveva servire per partecipare alla sessione autunnale degli esami. Vittorio informò la segreteria che non aveva ancora pagato le tasse, ma che l’avrebbe fatto prima di sostenere gli esami. Del 7 ottobre è anche la dichiarazione sul servizio militare di Vittorio del capitano comandante la compagnia, Guglielmo Comola.
Considerando la chiamata alle armi, diverse pratiche burocratiche furono sbrigate da Gino Avesani, fratello di Vittorio. Questo spiega la presenza tra i documenti di alcune richieste come quella del 18 settembre 1941 tendente ad ottenere l’ammissione agli esami del II anno.
Nel frattempo, per la precisione dal 2 agosto, Vittorio si trovava presso il Deposito 63° Reggimento Fanteria di Vercelli, come certificò, per uso scolastico, il maggiore Giuseppe Bugaudi.
Il 27 ottobre 1941 presenta la domanda di iscrizione al III anno. L’iscrizione alla Milizia risulta nuovamente effettuata a Verona come per il I anno. Passa poco tempo e il 6 novembre arrivò una nuova dichiarazione che segnala Vittorio come sottotenente di complemento presso il distaccamento di Tarcento, in Friuli, sempre all’interno dell’8° Reggimento Alpini.
Il 14 gennaio 1942 Vittorio chiese un certificato di iscrizione e informò l’Università che avrebbe dovuto sostenere alcuni esami a cui si era già iscritto: Diritto romano, Economia politica e Cultura militare.
L’ultimo documento relativo agli studi è quello dell’11 ottobre 1943. In quel momento era iscritto al IV anno e chiese al rettore un duplicato del libretto d’iscrizione.
Poi, dal fascicolo emerge un certificato di morte, datato 3 gennaio 1946 e predisposto dall’Ufficio dello stato civile di Verona. Vittorio era dunque morto il 22 giugno 1944 nei pressi di Giazza, frazione di Selva di Progno, sempre in provincia di Verona.
Il 1° febbraio 1946 il rettore si rivolse alla sorella di Vittorio, Maria Bianchi:
A questa Università è pervenuta la notizia della morte gloriosa del Fratello Suo Vittorio avvenuta il 14 Giugno 1944 (sic) nella lotta per la liberazione a Giazza di Selva di Progno in combattimento contro i tedeschi.
A nome del Corpo Accademico e dei Discepoli, porgo alla S. V. e Famiglia vivissime condoglianze miste a sensi di orgoglio per la fine gloriosa del Nostro Discepolo.
Per la celebrazione della sua Memoria la prego di farmi pervenire notizie precise e dettagliate sulla Sua vita militare e sulla Sua morte.
Pochi giorni e la Maria ringraziò il rettore per il messaggio di partecipazione al dolore della famiglia.
Dolore lenito da sentimento di orgoglio per un sacrificio che non è stato vano, ma contribuì al risorgimento del nostro Paese.
Maria allegò un documento dell’ANPI da cui si desumeva che Vittorio era stato riconosciuto come “partigiano caduto”. In realtà i documenti erano due. Nel primo si diceva che il suo nome risultava fra i caduti della brigata Verona, nel secondo tra quelli dell’Ateo Garemi di Verona, ma in fondo al documento veniva indicato come comandante di distaccamento della brigata Verona di cui faceva parte dal 15 ottobre 1943.
Su un documento compilato dal segretario della Commissione Triveneta, Dino Fiorot, il periodo di riconoscimento come partigiano andava dal 15 maggio 1944 alla data della morte.
La stessa Maria si premurò di compilare il “foglio notizie”. Apprendiamo così che prima del Liceo Maffei aveva frequentato il ginnasio presso l’Istituto don Bosco. Maria non indicò i dettagli della sua attività resistenziale, se non che Vittorio aveva fatto parte della Ateo Garemi e della brigata Verona con il nome di battaglia di “Fabio”. Specificò inoltre che la morte di Vittorio era
avvenuta in un rastrellamento da parte di soldati germanici e brigate nere. Furono attaccati lungo la strada che porta a Riolto (Revolto, ndr), mentre i pochi uomini comandati da Fabio si recavano nel paese vicino per prelevare viveri e munizioni.
Come si evince dalla scheda presente sul sito straginazifasciste.it (vedi voce “altre fonti”), il 22 giugno 1944 in contrada Boscangrobe di Giazza ci fu uno scontro a fuoco tra una
pattuglia di partigiani della Divisione autonoma Pasubio e alcune unità tedesche. “Fabio” rimase ucciso, Igino Consolaro “Testa” fu ferito gravemente e ucciso a pugnalate, mentre Pietro Bauce “Maggio” venne catturato e trasportato a valle. Nei giorni successivi fu portato presso le carceri di Marano Vicentino e poi fucilato.
Il 30 maggio 1947 Gino Avesani ringraziò il rettore
profondamente commosso e molto grato per l’onore che codesta Università degli studi vuole attribuire alla memoria del mio caro povero fratello (…).
Gino informò che alla cerimonia avrebbe partecipato insieme ad altri membri della famiglia. Qui sotto la bozza del diploma di laurea.
La famiglia fu invitata pure alla cerimonia dell’8 febbraio 1964, in occasione del XX anniversario della Resistenza Universitaria. Anche in questo caso, Gino assicurò la sua presenza.
Tra i documenti del fascicolo di Vittorio Avesani sono presenti ricordi e discorsi pronunciati in occasione dei suoi funerali.
Fonti
Archivio Generale dell’Università degli Studi di Padova, Lauree ad honorem studenti caduti nella prima e seconda guerra mondiale, Laureati ad honorem, Studenti caduti per la liberazione 1943-1945, b. 18, f. Avesani Vittorio.
I documenti presenti in questa pagina sono stati pubblicati su concessione dell’Università degli Studi di Padova – Ufficio Gestione documentale (11 maggio 2022).
Altre fonti