Gli ebrei del campo di Tonezza del Cimone
Il primo aspetto da considerare è quello del numero degli ebrei detenuti a Tonezza. La questione è stata analizzata qui. Ovviamente i dati differiscono in base al periodo in cui i documenti furono redatti.
- Il 29.12.1943, quando il campo di Tonezza è già operativo, la Questura cita 44 “elementi di razza ebraica”, di cui 4 italiani e 40 stranieri.
- Pochi giorni dopo, il 7.01.1944, una lettera dell’Ispettore generale di Pubblica Sicurezza Beniamino Roselli al capo della Polizia parla ancora di 44 internati.
- La cifra sale a 45 ebrei in alcune carte del campo di concentramento risalenti al 21.01.1944 e al rendiconto finale dei primi di febbraio 1944.
Nessuno di questi documenti riporta tutti i nomi degli internati. Nemmeno il certificato medico, risalente al 25 dicembre 1943, ci consente di conoscere tutti gli internati. Possiamo leggervi, infatti, solo 14 nominativi di cui 1 ripetuto due volte. Di questi 13 nomi, 3 (le due Lindner e Dannenbaum) non furono inseriti negli elenchi degli ebrei consegnati alle SS.
In realtà ci sono due documenti che riportano tutti i nomi degli ebrei consegnati alle SS. Si tratta di due versioni dello stesso elenco: una datata 05.02.1944 (conservata all’Archivio centrale dello Stato di Roma) e una del 16.03.1956 (conservata presso gli Arolsen Archives). I 43 nomi presenti sui due elenchi sono identici, ma nel primo si cita il teatro Olimpico come ulteriore luogo di detenzione (oltre alla colonia di Tonezza), nel secondo si parla del teatro Eretenio. Per la precisione i 43 nominativi sono suddivisi in …
- “Elenco degli ebrei già concentrati nella Colonia Umberto I di Tonezza e prelevati dai militari germanici il giorno 30/01/1944 XXII°” con 35 ebrei (lista 1)
- e “Elenco di ebrei prelevati dal teatro Olimpico“ (oppure “teatro Eretenio“) con 8 ebrei (lista 2).
Ne Il Libro della Memoria di Liliana Picciotto è possibile rintracciare 40 degli ebrei deportati. In questa pagina, invece, si riportano i nomi di 47 ebrei associati al campo di Tonezza del Cimone:
- 43 sono quelli presenti nelle due versioni dell’elenco degli ebrei consegnati il 30 gennaio 1944 alle SS;
- 2 si riferiscono alle Lindner di cui però si perdono le tracce;
- 1 è Walter Dannenbaum, arrestato, portato a Tonezza, ma non deportato;
- 1 è Ettore Graziani, anche lui portato a Tonezza ma alla fine condotto a Bolzano.
Rispetto alle cifre presenti nei documenti citati, si arriva a 45 nomi escludendo le due Lindner, mentre il totale di 44 ebrei si ottiene considerando che Ettore Graziani ad un certo punto fu trasferito. Di quei 44, a conferma di quanto scritto nel documento del 29 dicembre 1943, 40 erano effettivamente gli stranieri e 4 gli italiani (i coniugi Guido Orvieto e Angelina Caivano; Kurt Buchsbaum e Bernhard Czopp ai quali nel frattempo era stata revocata la cittadinanza italiana). Se poi si fa riferimento ai luoghi in cui furono tenuti gli ebrei, i percorsi personali, oltre alla lista con i 43 nomi, portano a pensare che gli ebrei condotti a Tonezza furono 37, compresi Dannenbaum e Graziani, mentre 8 rimasero presso il teatro Eretenio.
Va ricordato che diversi documenti e testimonianze affermano che gli ebrei catturati dopo l’ordine di polizia del 20 novembre 1943 furono condotti momentaneamente presso il teatro Eretenio in attesa che il campo di Tonezza fosse pronto, cosa che avvenne il 23 dicembre 1943. Secondo i documenti …
- il primo ad essere fermato fu Giovanni Oblath (internato a Sossano), trattenuto dal 30 novembre 1943;
- il 10 dicembre 1943 ci furono 14 arresti (8 ad Albettone, 4 a Barbarano, 1 a Sossano e ad Arsiero);
- dal 10 dicembre era sorvegliato presso l’ospedale di Montagnana Ljudevit (Ludovico) Braun (Braum), già internato a Noventa Vicentina, accompagnato il 31 dicembre alla Questura di Vicenza;
- l’11 dicembre ne catturarono 5 (tutti a Sossano);
- il 13 dicembre presero 3 ebrei (2 a Malo, 1 a Montecchio)
- il 16 dicembre furono fermati 8 ebrei (tutti ad Arsiero);
- un altro ebreo di Roana fu fermato il 17 dicembre;
- il 20 dicembre ne furono arrestati 4 (3 di Sossano, 1 di Lusiana);
- a dicembre furono fermati anche 3 ebrei: i 2 che non erano stati precedentemente internati (Buchsbaum e Czopp) ed Ettore Graziani;
- il 10 gennaio 1944 fu arrestato un ebreo già internato ad Albettone;
- i 2 coniugi, Orvieto e Caivano, furono fermati nel gennaio 1944;
- in altri 2 casi non è disponibile la data di arresto (2 ebrei già internati a Lonigo).
In base alla relazione redatta il 24 dicembre 1943 dall’ispettore Giuseppe Antoci e destinata al capo della Polizia, presso il teatro Eretenio si trovavano “30 ebrei adulti di sesso maschile stranieri e 4 di nazionalità italiana“. A quella data gli ebrei arrestati dovrebbero essere già 40, di cui 3 dovrebbero essere gli italiani. Molti però erano i bambini e le donne e quindi risulta difficile trovare un riscontro rispetto al dato dei 30 adulti maschi.
In sintesi, il totale degli ebrei prelevati alla fine di gennaio 1944 ammonta a 43 persone, di cui 3 (la famiglia Landman) furono momentaneamente rilasciati prima della partenza. In questo modo scende a 40 il totale degli ebrei che ebbero legami con il campo di Tonezza e che furono poi deportati ad Auschwitz.
Elenco degli ebrei legati al campo di concentramento di Tonezza del Cimone
Di seguito è possibile leggere alcuni dettagli sui 47 ebrei associati al campo di Tonezza. Cliccando sui nomi dei comuni di internamento si possono conoscere ulteriori informazioni su quegli ebrei già internati tra il 1941 e il 1943, mentre in fondo alla pagina vengono inseriti dei dati aggiuntivi sugli ebrei non internati.
Ebrei stranieri già internati a Sossano: 10
- Oscar Koen, Giannina Benvenisti, Milo Koen, Nina Koen, Bora Eskenasi e Marina Eskenasi
- Salomon, Flora e Rita Baruch
- Ivan (Giovanni) Gelza Oblath
Ebrei stranieri già internati ad Albettone: 9
- Salomone Geltner, Sara Minka Geltner e Renèe Geltner
- Chaim Rubinfeld, Jenni Heuer Schöendel, Edward e Erika (Enrica) Rubinfeld
- Lipa Lublinski Stuczinski e Anna Slukin (si vedano gli ulteriori dati inviati da Hana Hanner)
Ebrei stranieri già internati ad Arsiero: 9
- Berthold Riesenfeld, Anna Helene Freund e Hans Riesenfeld
- Moses Landmann, Barbara Eckl e Walter Heinz Landmann
- Menasse Stabholz e Clara Jostowitz
- Jakob Schatz
Ebrei stranieri già internati a Barbarano Vicentino: 4
- Emil Kramm ed Ester Schwertfinger
- Kurt e Moses Lind
Ebrei stranieri già internati a Lonigo: 2
- Leo Bloch e Olga Grunhut (Grunhert)
Ebrei stranieri già internati a Malo: 2
- Samuel Mangel e Sabine Schuskind
Ebrei stranieri già internati a Canove di Roana: 1
- Aron Koen
Ebrei stranieri già internati a Lusiana: 1
- Ivan Alfredo Zaduk
Ebrei stranieri già internati a Montecchio Maggiore: 1
- Walter Dannenbaum (presente a Tonezza, non risulta però nell’elenco degli ebrei consegnati alle SS il 30 gennaio 1944)
Ebrei stranieri già internati a Noventa Vicentina: 1
- Ljudevit (Ludovico) Braun (Braum)
Ebrei non internati, ma presenti in provincia di Vicenza: 2
- Bernhard (Bernardo) Czopp e Kurt (Curzio) Buchsbaum
L’ebreo polacco Bernhard Czopp, figlio di Wolf e Fanny, era nato il 18 agosto 1879 a Leopoli (oggi L’viv in Ucraina), era diventato dal 1907 veterinario del servizio medico comunale di Bolzano. All’inizio degli anni Venti, il suo ambulatorio si trovava in Weggensteinstrasse 20, mentre negli anni Trenta in via Ca’ de’ Bezzi 10, l’attuale Andreas Hofer Strasse, 18. Alla fine degli anni ’30, Czopp, che in quel momento viveva in via della Torre 5, lasciò il lavoro. Le autorità gli ricordarono le sue origini ebraiche, nonostante non fosse iscritto alla comunità ebraica di Merano. Così il 29 agosto 1939 perse la cittadinanza italiana e fu espulso. Lo ritroviamo a Bassano del Grappa dove strinse amicizia con Giovanni Battista Baggio che dopo la sua deportazione continuò a chiedere sue informazioni, prima di contattare la Comunità ebraica di Venezia e poi l’Unione delle Comunità per segnalare che aveva con sé i risparmi che Czopp gli aveva affidato, compreso un libretto della succursale di Bassano della Cassa di Risparmio di Verona e Vicenza. Su Czopp si veda Sprechen über den Holocaust. Die jüdischen Opfer in Bozen – eine vorläufige Bilanz di Sabine Mayr und Hannes Obermair. Da questo studio (p. 25) è tratto il documento che attesta la revoca della cittadinanza italiana.
L’architetto Kurt Buchsbaum, nato il 6 settembre 1891 a Cheb in Repubblica Ceca, ereditò dai genitori, Wilhelm (morto nel 1933) e Flora Weil (figlia di Simon, nata il 30 agosto 1870 a Neustadt, oggi Nové Město na Moravě; morta il 19 luglio 1944, seppellita a Roma nel 1958), l’azienda Hasenclever & Mattmann, acquisita nel 1916, e altre proprietà a Merano. Kurt, che in precedenza aveva vissuto a Vienna e dal 1914 era stato più volte a Merano, risulta residente nel 1933 in Galileistrasse 4, nei pressi del castello principesco, e, nel 1938, al numero civico 6. Dopo la morte del padre, Kurt e sua madre vissero sostanzialmente indisturbati fino al censimento degli ebrei dell’agosto 1938. In quell’occasione, Kurt fu registrato come residente permanente. Sul suo fascicolo, il 16 febbraio 1939 fu apposta la dicitura “di razza ebraica”. Tredici mesi dopo il censimento persero la cittadinanza italiana (Per l’esattezza Flora la perse il 25 settembre 1939). Mentre di Flora si perdono le tracce, i documenti dell’Archivio di Merano riportano che Kurt si spostò ad Ora il 30 luglio 1939 e poi in altre province italiane. Infine, il suo nome compare tra gli ebrei di Tonezza del Cimone, ultima tappa prima di essere inghiottito nella Shoah. Kurt aveva un fratello e due sorelle:
- Felix (soldato nella Prima guerra mondiale in qualità di cadetto della divisione 73 e del reggimento di fanteria imperiale e reale, dal nome del duca Herzog von Württemberg; morì il 19 febbraio 1917).
- Lilly, nata a Cheb il 29 ottobre 1899 e morta il 28 aprile 1997 a Roma. Lilly sposò Michele Tanzi (Torremaggiore, Foggia, 01.09.1894 – 29.08.1958) con cui ebbe Felicitas (Fee), nata il 26.11.1921 a Merano e morta il 13.03.2010. Tanzi fu ufficiale di complemento nella Grande Guerra, poi ufficiale dello Stato Maggiore, generale di Brigata nel 1950 e generale di Divisione nel 1954.
- Maria (Mizzi, Mitzi), nata il 13 marzo 1893 e morta a Morris (Connecticut, Usa) nel 1986. Maria aveva sposato il 12 novembre 1911, a Cheb, Adolf Holländer (nato l’11 novembre 1876 a Prostejov, sempre in Repubblica Ceca, morto nel settembre 1968 a New York e seppellito a Lugano), proprietario di una fabbrica di cioccolato. Le tracce della famiglia portano prima a Rio de Janeiro (1946) e poi agli Stati Uniti.
Maria e Adolf avevano tre figli:
- Margot, nata il 27 ottobre 1912 a Colonia e morta il 7 giugno 2001, sposata prima con Ernst Fromer (Vienna, 18.06.1906 – 25.06.1977) con cui ebbe una figlia, Viven Elaine (Woking, Surrey, Inghilterra, 18.03.1938 – 20.10.2014) e poi con Max Lobo Filho (Wolfensohn), classe 1904, con cui ebbe una figlia (Monica, nata l’11.01.1954 a Rio de Janeiro e morta l’11.04.2003 a Silver Spring, Maryland, Usa);
- Helga, nata il 2 agosto 1914 a Colonia, sposata con Richard Newman (14.02.1898 – 12.09.1977), morta il 12 settembre 1977 e seppellita a Vienna;
- Werner, nato il 2 agosto 1914 a colonia e morto il 30 maggio 1944 a Francoforte sul Meno. Werner, ebreo diventato evangelico, ingegnere presso Henschel, il 20 aprile 1943 fu condannato a morte dal Tribunale speciale del Tribunale regionale superiore di Kassel per “contaminazione razziale” e ucciso mediante decapitazione.
Molte informazioni e le foto sono tratte dai siti https://www.hohenemsgenealogie.at/ e http://database.meranoebraica.it/de/1058.
Ebrei italiani residenti a Vicenza: 2
- Guido Fortunato Orvieto e Angelina Caivano
Si vedano le informazioni presenti qui. Da altre fonti sappiamo che i beni della famiglia Orvieto furono confiscati dalla RSI.
Nomi associati al campo di Tonezza del Cimone: 3
- Ettore Graziani
Ebreo italiano, figlio di Abramo e Zeffira Levi, nacque a Vittorio Veneto (TV) il 20 ottobre 1876, ma era residente a Schio. Coniugato con figli, lavorava come capo dell’ufficio telefoni della TELVE di Schio. La politica razziale del governo di Mussolini comportò il suo licenziamento e per questo dovette dedicarsi a piccoli lavori di elettricista. Conosciuto dalle autorità fasciste della zona, nel dicembre del 1943 fu arrestato dai Carabinieri e condotto provvisoriamente nel campo di concentramento di Tonezza. L’internamento durò poco a causa delle sue precarie condizioni di salute. Fu così trasferito all’Ospedale Baratto di Schio. Passò del tempo e la permanenza in ospedale si trasformò in occasione per nascondersi ed evitare ulteriori arresti. In realtà, il sig. Graziani non si finse ammalato, come molti altri ebrei nascosti nell’Ospedale, ma continuò il suo lavoro. Una delazione, sicuramente in cambio di una taglia, portò Ettore Graziani all’arresto nel gennaio del 1945. Venne condotto inizialmente in carcere a Schio e poi in quello di Vicenza, dove la figlia Myriam lo vide per l’ultima volta. Sia la ricerca di Dario Venegoni (Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano. Una tragedia italiana in 7982 storie individuali), sia quella di Liliana Picciotto (Il libro della memoria) confermano la presenza di Graziani nel campo di Bolzano, immatricolato col numero 0 e assegnato al blocco K. Lì trovò la morte il 16 aprile del 1945. Da altre fonti, sappiamo che i suoi beni furono confiscati dalla RSI. Il nome di Ettore Graziani compare al numero 11 dell’«elenco ebrei deceduti nel campo di concentramento di Bolzano nel 1944-1945 sepolti nel Cimitero Comunale di Bolzano – Reparto Israelitico», datato 21 febbraio 1946 (ACEPD, b. Deportati). Ricordiamo che, della famiglia Graziani, furono deportate anche le due sorelle di Ettore: Adalgisa, nata a Modena il 21.03.1871, arrestata a Verona il 03.06.1944, condotta a Fossoli e da lì, il 26.06.1944, deportata nel campo di sterminio di Auschwitz; Elvira, a Vittorio Veneto il 31.03.1880 che seguì lo stesso destino di Adalgisa. Nessuna delle due è sopravvissuta.
- Editta e Elena Lindner
I loro nomi compaiono su un documento relativo al campo di Tonezza e per la precisione in un elenco di malati visitati dal dott. Alessandro Magaraggia il 25 dicembre 1943. Non risultano però tra gli ebrei consegnati alle SS il 30 gennaio 1944 né, in generale, tra i deportati dall’Italia.