Gli ebrei a Vicenza tra il 1933 e il 1940
Negli anni Trenta, contemporaneamente alle disposizioni legislative riguardanti gli ebrei, anche la Prefettura di Vicenza si mosse per rispondere a tutte le richieste del caso.
Già nel luglio 1933, infatti, dal Ministero dell’Interno (Direzione Generale della Pubblica Sicurezza) giunsero domande circa la presenza di ebrei. Il Prefetto Del Vecchio, con risposta del 24 luglio scrisse:
Non risulta territorio questa provincia profughi israeliti germanici israeliti né che siano stati costituiti comitati per assisterli.
Stesse risposte il 3 novembre 1934 e il 22 maggio 1936:
Non risiedono ebrei profughi dalla Germania, né stranieri di altre nazionalità che professano la religione ebraica.
Tutto cambiò con il censimento dell’agosto 1938. Così il 10 ottobre 1938 la Prefettura di Vicenza poteva scrivere al Ministero:
(…) pregiami trasmettere , in duplice copia, l’elenco nominativo degli ebrei stranieri residenti in questa provincia posteriormente al I° gennaio 1919, nonché l’elenco degli ebrei stranieri che acquistarono la cittadinanza italiana posteriormente al I° gennaio 1919.
Gli “ebrei stranieri residenti nella Provincia di Vicenza dopo il 1° gennaio 1919” erano 5: Ladislao Weisz, Gustavo Rosemberg e la moglie Giulia Laszlo, Elisa Rothschild, Nemer Babhan.
Ai suddetti ebrei va aggiunto Curt Gutkind, domiciliato a Bassano del Grappa, che oltre a risiedere in provincia di Vicenza dopo il 1° gennaio 1919, aveva anche acquistato la cittadinanza dopo quella data.
Le leggi razziali italiane modificarono di colpo la situazione degli ebrei. In particolare il decreto legge del 7 settembre 1938 privò del diritto di soggiorno tutti gli “ebrei stranieri”, minacciandoli di espulsione, qualora non avessero abbandonato il paese entro sei mesi.
Il decreto si abbatté anche sugli ebrei residenti in provincia di Vicenza. Passarono più di sei mesi e la Prefettura di Vicenza, in risposta ad una nota del 30 giugno 1939, comunicò al Ministero che “dei cinque stranieri di razza ebraica censiti in questa Provincia, tre e cioè, i coniugi Rosemberg Gustavo (…) con la moglie Laszlo Giulia (…) e Gutkind Curt (…), hanno lasciatoli Regno nel termine prescritto mentre gli altri due e cioè, Weisz Ladislao (…), e Rothschild Elisa (…), sono tuttora residenti in questa Provincia perché hanno presentato regolare domanda di proroga e sono tuttora in attesa di conoscere l’esito della loro istanza”.
Mancava all’appello Nemer Babhan, con molta probabilità perché lo stesso si dichiarava non ebreo.
Passò un anno, l’Italia entrò in guerra e contemporaneamente dispose l’arresto e l’internamento degli ebrei stranieri appartenenti a Stati che avevano una politica razziale, come da circolare telegrafica del 15 giugno 1940. Anche in questo caso, la storia di Vicenza si intreccia con quella del Regno e mostra tutta la sollecitudine delle autorità locali.
Il 21 giugno 1940, infatti, la Prefettura di Vicenza comunicò al Ministero di aver fermato 3 ebrei: Giulio Geiger, Riccardo Rosiglioni e Sigmund Israel Gutman.
Il Ministero dell’Interno, qualche giorno dopo, si informò sui tre arrestati, cercando di capire, caso per caso, la loro situazione e la loro pericolosità. Per uno di loro la decisione fu immediata: Sigmund Gutman venne infatti internato, a cura della Questura di Campobasso, nel campo di concentramento di Agnone.
Da un documento del 14 luglio apprendiamo della sorte degli altri due ebrei: Giulio Geiger fu rilasciato il 25 giugno, “risiedendo regno anteriormente 1919”; per Riccardo Rosiglioni fu disposto, invece, l’accompagnamento a Giulianova, per l’internamento nel campo di concentramento di Notaresco.