La pietra della memoria
Le richieste avanzate al Comune di Tonezza di posizionare una pietra di inciampo o una targa per ricordare l’esistenza del campo di concentramento di Tonezza del Cimone e la deportazione degli ebrei ad Auschwitz non hanno trovato uno sbocco. Grazie ad un progetto dell’ENGIM e al contributo organizzativo e storico dei prof. Giannico Tessari e Antonio Spinelli, il 30 gennaio 2024 è stata inaugurata la “pietra della memoria“.
Questo il testo letto dal prof. Denis Brunello durante la cerimonia organizzata in occasione dell’80° anniversario della deportazione degli ebrei internati a Tonezza.
Partiamo dalla lastra di pietra posta in terra: è pietra bianca di Vicenza e rappresenta quindi il nostro territorio; è una lastra solida, pesante, e ci vuole ricordare il peso del ricordo, della memoria condivisa e collettiva; la pietra evolve nel tempo, è esposta alle intemperie, potrà anche deteriorarsi e sicuramente modificherà la propria consistenza, il colore, ma è pietra e rimarrà come baluardo in ricordo dei fatti storici qui accaduti, contro il rischio che il Tempo possa alterare, moderare, trasformare o addirittura cambiare i nostri ricordi e ciò che è stato… la pietra come simbolo di Resistenza!
Soffermiamoci ora sulle tessere. Le tessere che compongono il mosaico del logo con la E maiuscola dell’acronimo Engim (Ente nazionale Giuseppini del Murialdo): abbiamo voluto accostare il ricordo di quei fatti tragici della storia al nostro nome coscienti del fatto che nella nostra mission c’è la crescita professionale dei giovani lavoratori, ma c’è sempre stata anche quella di educarli affinché diventino dei cittadini, e delle cittadine, attivi, consapevoli e responsabili: “Prendi lezioni dal passato, ma vivi nel tuo tempo, ascolta e comprendi…” scriveva il nostro fondatore San Leonardo Murialdo nell’800. Far memoria del passato attualizzando le tematiche per poi operare nel presente. Il mosaico di Engim rappresenta tutto questo, un progetto educativo che si va costruendo, mettendo il giovane al centro.
Qui, nel parallelismo con la simbologia di questa Pietra della Memoria posta a Tonezza, ogni tessera del mosaico vuole rappresentare una persona di quel numeroso gruppo, 45 persone circa, quasi tutti ebrei di origine straniera, che furono detenuti nella Colonia alpina Umberto I per un mese poco più, a cavallo tra il 1943 e il 1944. Anziani, uomini e donne, ragazzi e bambini che sentiamo così vicini perché noi della scuola alberghiera frequentiamo oggi quegli spazi, e gli studenti vivono pure nel convitto, all’interno di quello stesso edificio che un tempo fu per loro, purtroppo, un luogo di detenzione prima della deportazione. Dai racconti raccolti sembra sia stato un luogo che in qualche modo li ha accolti, non è stato un luogo di prigionia ferrea, di carcere duro… forse sono stati quei giorni gli ultimi momenti in cui hanno potuto stare insieme tra di loro, nelle loro famiglie, accompagnati sicuramente da ansie e pensieri contrastanti… insieme di nuovo, dopo l’ennesimo arresto e mille peripezie che già avevano subito nei mesi e negli anni precedenti; tutto questo prima dello sconvolgimento terribile e conclusivo della deportazione…
Tra queste tessere, tre sono decorate in oro: oro, luce, simbolo di speranza e di salvezza, sappiamo infatti con certezza che in questo numeroso gruppo, tre di loro riuscirono a evitare la deportazione e quindi a salvarsi. Erano i componenti della famiglia Landmann (Friedrich Moses, Barbara Eckl e il figlio Walter Heinz) che nelle settimane successive, tra febbraio e marzo del 1944, insieme ai componenti della famiglia Klein trovarono salvezza in Svizzera. Quella storia di salvezza è qui testimoniata, oggi, dalla presenza di Rosa Marion Klein Fisher. Per noi è un onore immenso ospitarla, signora Klein! Lei rappresenta per noi un segno di speranza, è la testimonianza vivente e presente che nelle tragedie umane, è sempre individuabile anche una Luce, la Speranza in qualcosa che va oltre, i semi dei Valori fondanti di una Società nuova…. Vogliamo testimoniare e ricordare, attraverso la Vostra vicenda umana e attraverso la simbologia di questa Pietra, che nonostante i gravi fatti storici che stavano vivendo, vi sono state anche persone giuste, come don Antonio Frigo parroco di Arsiero, che Lei ha conosciuto molto bene, come “Loris”, Rinaldo Arnaldi, sua sorella Mary e molti altri e altre che con coraggio, determinazione e soprattutto grande Umanità e senso di Giustizia si sono opposti a quella situazione, hanno salvato vite, rischiando la propria, e hanno lottato per un mondo migliore. Questo è quello che vogliamo insegnare e trasmettere alle giovani generazioni! Grazie per essere con noi Marion!
Passiamo ora alla targa posta sulla lastra di pietra: tornando al gruppo degli ebrei qui reclusi nel dicembre del 1943, potremmo dire che era un gruppo eterogeneo, sia per provenienza (Germania, Austria, Polonia, Cecoslovacchia, Russia, Romania, Jugoslavia) che per età, nel quale si può evidenziare il fatto che c’erano parecchi anziani, anche ammalati, e c’erano pure dei bambini di 12, 11, 6 anni… tra questi, la più piccola, Marina Eskenasi aveva solo due anni e mezzo! Su questa targa c’è scritto il suo nome, in ricordo e in rappresentanza di tutto quel numeroso gruppo, e abbiamo scelto di dedicare questa pietra proprio a lei riflettendo sulla sua così giovane età che fa spiccare ancora di più la consapevolezza di essere di fronte a un’ingiustizia: l’ingiustizia subita da una bambina innocente, ancora inconsapevole della Vita e del Mondo che ha incontrato un destino barbaro, un destino malvagio, un destino più grande di lei che l’ha vista poi soccombere così giovane… Di lei abbiamo pochi elementi biografici, conosciamo il nome dei genitori, Bora e Nina, sappiamo che era nata a Belgrado nell’estate del 1941, in piena guerra, di nazionalità croata, e che era presente al campo di Tonezza con i genitori, con lo zio e i nonni materni. E’ citata nel documento del medico del campo, inserita nella “Nota ammalati bisognosi di supplementi” dove si riporta che la bambina di “mesi 30” era bisognosa di latte e di altri alimenti. Sappiamo poi, purtroppo, che insieme a tutti gli altri partì da qui, da questo cortile, il 30 gennaio del 1944, una giornata come questa, 80 anni fa esatti, per essere destinati in un primo momento a Vicenza. Poi tutti e 40, esclusi i Landmann appunto, trasportati a Verona e fatti salire sul convoglio n. 6 partito dal binario 21 di Milano al bordo del quale era presente anche la senatrice Liliana Segre. Il convoglio arrivò ad Auschwitz il 6 febbraio e nessuno di loro tornò da quel terribile luogo; di alcuni si sa con certezza che furono uccisi all’arrivo… di Marina, come di molti altri del gruppo, si perdono le tracce, non esistono neppure una data e un luogo preciso di morte…
La citazione sulla targa, è tratta da un brano di Primo Levi che scrisse: «Nell’odio nazista non c’è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell’uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».
Abbiamo voluto inserire questa citazione come messaggio e monito a tutti noi e a chi verrà dopo di noi, a chi si imbatterà in questa pietra d’inciampo, in questa Pietra della Memoria. Oggi questo edificio ospita una comunità scolastica, è un luogo di libertà, la Libertà che deriva dal diritto all’istruzione. Libertà e istruzione che, pensando soprattutto a quei bambini ebrei, è stata negata: per molti di loro purtroppo e tragicamente per sempre… Conoscere quella storia, quelle storie è innanzitutto un dovere morale, di noi tutti e dei nostri giovani, nei confronti del loro immenso sacrificio.
Conoscere è necessario! Per questo abbiamo voluto anche posizionare una targhetta sul cancello con un QR code inquadrando il quale si accede al sito internet www.internamentoveneto.it del Centro studi sull’Internamento e la Deportazione (anch’esso intitolato a Marina Eskenasi)) a cura dei ricercatori dell’ISTREVI, Antonio Spinelli e Paolo Tagini (che non poteva essere con noi oggi, ma che saluto a nome di tutti), che sono tra i maggiori esperti delle vicende degli ebrei in Veneto durante la Seconda guerra mondiale.
Grazie Antonio per la tua presenza e per il lavoro che hai svolto in questi anni!
Ringraziamenti particolari vanno al professor Giannico Tessari che ha incoraggiato e sostenuto fin da subito l’idea della Pietra, alla preside Silvia Cortiana per la massima disponibilità dimostrata affinché si realizzasse il progetto, alla collega e prof.ssa Deborah Menegolli per tutto il lavoro svolto con i ragazzi e non solo con loro, alla collega Barbara D’Incau, responsabile del Laboratorio del Restauro Engim di Cavazzale per la sua disponibilità di idee e di materiali (è stato un bel lavoro di squadra, il team Engim!) e al collega Silvio Zenere per aver concretamente collocato la Pietra.
Infine ringraziamo voi tutti per la significativa presenza: da oggi, con l’inaugurazione di questa Pietra, questo edificio si manifesta come LUOGO DELLA MEMORIA.
Oltre alla pietra della memoria, studentesse e studenti della 2^AP (pasticceria), coordinati dalla prof.ssa Deborah Menegolli, hanno allestito la piccola mostra “Dalle storie alla Storia”. Sia sul sito della sede Tonezza sia su quello regionale dell’ENGIM è possibile trovare ulteriori approfondimenti. Cliccando qui, si può vedere il fascicolo realizzato per l’occasione.
Foto della giornata del 30 gennaio 2024.