Don Ferdinando Pasin
Don Ferdinando Pasin, nato a Breda di Piave (Treviso) l’8 aprile 1889 e ordinato sacerdote nel luglio 1912, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale era parroco di San Martino (Treviso) dove, insieme al fratello Camillo, anche lui sacerdote, creò una rete di aiuto e di assistenza, per sottrarre all’arresto e alla deportazione ebrei e partigiani ricercati dalla polizia italiana e tedesca.
I coniugi ebrei Enrico e Bice Liebman, che vivevano a Trieste, fuggirono in seguito all’occupazione tedesca, trovando rifugio nel trevigiano. Lì incontrarono don Pasin, che fornì loro documenti falsi e trovò loro un nascondiglio a Caerano S. Marco, vicino a Treviso.
Al termine della guerra, il 30 luglio 1945, i Liebman ringraziarono per iscritto don Pasin per il suo aiuto, sottolineando che senza il suo sostegno non sarebbero stati in grado di sopravvivere alla Shoah.
Don Pasin fu anche determinante nella salvezza di una seconda coppia di ebrei, Olga e Vittorio Padua, dotati di falsa identità col nome di Piva, per i quali trovò sistemazione nella casa dei Furlan a Caerano S. Marco, presentandoli a tutti come rifugiati di guerra.
Nell’aprile del 1944, un gruppo di SS perquisì la casa in cerca di partigiani nascosti. Il signor Furlan fu accusato di aiutare i partigiani e per questo minacciato di essere fucilato sul posto. Olga Padua lo difese prontamente, supplicando il militare in un tedesco fluente di prendere lei al suo posto. L’ufficiale delle SS le chiese quindi se lei e suo marito fossero ebrei, ma Olga riuscì a dissipare i suoi sospetti.
I fatti li ha raccontati lo stesso don Ferdinando in un suo libro di memorie:
“Mi dedicai quindi al salvataggio degli ebrei. Non potei resistere alla pietà verso quei disgraziati, destinati ai forni crematori, di cui si sentiva parlare con angoscia ed esecrazione. Mi confidai col rag. Marton, allora residente a Mogliano, e ci trovammo d’accordo a preparare due timbri, uno lineare e l’altro rotondo, da usare secondo i casi, figurando il domicilio di “Bari” per evitare la possibilità di controllo dato che i tedeschi si erano ritirati al di qua di Roma, e quindi era interrotta ogni comunicazione con Bari. Per avere carte di identità ancora in bianco chiesi e ottenni, a mezzo del Parroco di Volpago, mio amico, trecento carte di id entità dal segretario di quel Comune e cominciai l’operazione con due primi ebrei.”
Dopo la guerra, don Pasin rimase parroco a Treviso fino al ritiro presso la Casa del Clero dove morì il 28 novembre 1985.
Il 25 ottobre 1965, a Treviso, la Repubblica Italiana conferì a don Ferdinando Pasin il titolo di Commendatore della Repubblica, riconoscendo il suo coraggio e la sua generosità nell’aprire la sua casa ai partigiani e agli ebrei perseguitati. Il 24 marzo 1996 una targa sulla nuova costruzione della casa parrocchiale di San Martino è stata dedicata a “Don Ferdinando Pasin, sacerdote e patriota che negli anni tragici dell’occupazione nazista 1943-1945 fece della sua casa un centro di attività per la Resistenza e che ha rischiato la vita salvando ebrei perseguitati”.
Il 23 dicembre 1999 lo Yad Vashem ha riconosciuto Padre Ferdinando Pasin Giusto tra le Nazioni.
Fonti
- Database dello Yad Vashem, numero di file M.31.2/8751.
- Israel Gutman e Bracha Rivlin, Liliana Picciotto (a cura di), I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945, Mondadori, Milano 2006.
- Don F. Pasin, Mie memorie sacerdotali, sociali, belliche, partigiane. Itinerario storico su due guerre mondiali dal 1918 al 1945. Distruzione e ricostruzione, Tipolitografica Bastasi, Cornuda 1979.
- Fascicolo “Le porte della memoria” a cura di Giannico Tessari, pp. 26-30.