Antonio Bertone
Foto tratta dal sito dello Yad Vashem
Il colonnello Antonio Bertone, nato il 17 ottobre 1905, a Saluzzo (CN), prestò servizio nell’esercito italiano come capo della divisione nella zona italiana occupata della Jugoslavia dal maggio 1941 al settembre 1943. In quel periodo una famiglia ebrea, i Goldner, lo ospitò a Ogulin poiché gli ufficiali erano alloggiati nelle case degli ebrei quando non c’erano altri alloggi disponibili. Il 17 luglio 1941, Salvatore Conforty, nato nel 1906, con la moglie Olga Hamburger, nata nel 1916, fuggì da Zagabria verso Ogulin, a causa delle persecuzioni del nuovo regime fascista degli ustascia. Trovarono rifugio a casa di Hugo Goldner, cognato di Salvatore.
Antonio Bertone, che venne a conoscenza della tragica situazione dei Conforty, offrì loro aiuto per attraversare il confine con l’Italia. Il 5 agosto 1941 li accompagnò in treno fino a Fiume proteggendoli nel momento in cui i Conforty subirono un’ispezione da parte degli ustascia e delle guardie italiane. Giunto a Fiume, Bertone preparò dei documenti italiani con l’aiuto di Giovanni Palatucci. Mentre era lì, Antonio riuscì anche ad organizzare l’invio degli effetti personali dei Conforty rimasti nelle mani di amici a Zagabria, Lubiana e Ogulin. Nel giugno 1942, Antonio Bertone riuscì anche a portare in Italia i genitori di Olga, Lawoslawo Hamburger e Wilma Kerschner. Andò personalmente a prenderli ad Ogulin. Li incontrò alla stazione ferroviaria di Ogulin e li nascose in una delle cabine che era sorvegliata dall’esterno da due fidati soldati.
In quegli anni, nella famiglia Conforty arrivò la piccola Renata, nata a Fiume il 15 agosto 1942. Poco dopo i Conforty dovettero lasciare Fiume e furono internati prima a Mirandola e poi a Zocca. Antonio Bertone restò in contatto con loro, inviando cibo e denaro e aiutandoli nei contatti con le autorità. La loro situazione precipitò dopo l’8 settembre 1943. La famiglia si mise in fuga e si nascose a Rimini per tre mesi. Nello stesso periodo anche Antonio Bertone passò alla macchia, a Cuneo, per evitare l’arruolamento nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. Nonostante i rischi, Bertone andò a trovarli. A metà novembre 1943 fu chiamato di nuovo nell’esercito e questa volta si presentò, ma fu sempre sospettato di aiutare ebrei e i partigiani. Quando Rimini fu pesantemente bombardata dagli Alleati, Antonio riuscì a trasferire gli ebrei sotto la sua protezione a Bassano del Grappa, dove era di stanza. Li protesse fino al luglio 1944 quando lì condusse a Valenza (AL) dove i Conforty vissero la protezione di Antonio fino alla Liberazione. Nel frattempo, il 1° febbraio 1944, nacque la seconda figlia, Dina. Dopo la guerra il colonnello Bertone finì davanti al tribunale perché accusato di collaborazione con i fascisti ei tedeschi. Salvatore Conforty testimoniò in suo favore, sottolineando gli enormi rischi che aveva corso per salvare la sua famiglia e anche altre famiglie ebree.
Bertone è morto il 1° gennaio 2000. Il riconoscimento dello Yad Vashem è arrivato il 5 settembre 2005 (pratica n. M.31.2/10407).
Fonte
- Pagina dedicata ad Antonio Bertone sul sito dello Yad Vashem.
- Altre informazioni sono presenti qui.