Don Giuseppe De Zotti
Don Giovanni Simioni, 28 anni, originario di Ormelle, in provincia di Treviso, era cappellano del convento di Santo Spirito a Varlungo, a Firenze, dove don Leto Casini era il parroco. Erano membri di un comitato di aiuto ebraico-cristiano a Firenze, guidato dal rabbino Nathan Cassuto (poi deportato).
La Delasem di Genova indirizzava i profughi ebrei al comitato di soccorso di Firenze. Nel novembre 1943, 13 donne e bambini trovarono rifugio nella cantina del convento. Don Simioni era il loro contatto con il mondo esterno. Nel novembre 1943, quando don Casini fu arrestato con altri membri del comitato, il cardinale di Firenze decise che don Simioni dovesse lasciare la zona e tornare temporaneamente al suo luogo di nascita. Così, decise di portare con sé al nord le donne che erano state sotto la sua protezione. Le divise in due gruppi e le scortò a Treviso, dove riuscì a trovare per loro rifugi sicuri.
Portandoli in treno a Treviso, si espose a un pericolo reale, poiché gli ebrei non conoscevano l’italiano e potevano essere facilmente identificati. Quando raggiunsero il loro nuovo nascondiglio, don Giovanni Simioni condivise il segreto con due sacerdoti locali, don Giuseppe De Zotti e don Angelo Dalla Torre, che si occuparono del gruppo, mentre Simioni tornò a Firenze.
I due sacerdoti suddivisero gli ebrei in piccoli gruppi sistemando le donne e i bambini in case private o nei conventi della zona. Simioni continuava a tenere contatti con i due parroci e inviava denaro. Gli ebrei ebbero dunque alloggio, vitto e carte d’identità false.
Sabine Adler (poi Selzer), originaria di Vienna, aveva lasciato l’Austria nel 1938, rifugiandosi in Francia. Nel 1943 attraversò il confine superando le Alpi per raggiungere l’Italia. Dal convento di Firenze fu portata a Treviso. Fu nascosta con diverse donne a Crocetta del Montello, in una casa di riposo, per un anno intero. Poi, una notte, venne don Dalla Torre e la trasferì in un convento francescano, dove rimase fino alla liberazione. Con lei c’era Stella Schwarzwald.
Simioni aiutò la signora Tarnover, che in quel momento era incinta, e il figlio portandoli in un luogo sicuro che le fu messo a disposizione dalla madre di don Simioni.
Lina Glatt e sua figlia Ruth Mayer, di 17 anni, furono ospitate dai genitori di don De Zotti a Carpenedo (Venezia), dal dicembre 1943 fino alla liberazione.
La signora Gruenwald e sua figlia, Diana, furono invece ospitate a casa dei coniugi Campagnolo.
Anche Mina Rosenstrauch Goldman e i suoi due ragazzi, Louis e Harry, facevano parte del gruppo protetto dai sacerdoti, tra il 1943 e il 1945. Dopo che Simioni li portò a Treviso in un seminario cattolico, incontrarono don Dalla Torre, che si prese cura della famiglia per un anno e mezzo. Quando alcuni membri del gruppo furono ricoverati, Dalla Torre pagò di tasca sua le spese mediche.
Quando gli è stato chiesto quale fosse la sua motivazione per un simile sacrificio, ha risposto:
Perché siamo sacerdoti se non per aiutare chi ha bisogno di noi.
Louis Goldman ha descritto la fuga a Treviso nel suo libro Amici per la vita (1993).
Il 14 dicembre 1965 lo Yad Vashem riconobbe don Giovanni Simioni, don Giuseppe De Zotti e don Angelo Dalla Torre come Giusti tra le Nazioni.
Fonti