Franco Fraccon
Rovigo, 12 ottobre 1924 – Mauthausen, 4 maggio 1945
Figlio di Torquato e di Isabella Ghirardato, Franco nacque a Rovigo il 12 ottobre 1924. Al momento dell’iscrizione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia (matricola 62/38), nell’Anno Accademico 1943-1944, la famiglia risultava residente in via Commenda 279 a Vicenza. Franco era stato considerato idoneo al servizio militare.
Dal modulo di iscrizione, datato 26 agosto 1943, risulta che il padre, in quel momento cinquantacinquenne, non aveva conseguito nessun titolo ed era indicato come funzionario presso un’amministrazione bancaria. Si diceva, inoltre, che era proprietario edile. La madre, di 49 anni, aveva il diploma di ragioneria e si “limitava ad attendere alle cure domestiche”. Franco aveva due sorelle di cui una iscritta all’Università o presso Istituti Superiori e l’altra alle scuole medie. Il nonno paterno, che non aveva titoli di studio, era segnalato come “agente privato”.
Per l’iscrizione consegnò il certificato di nascita, rilasciato il 22 luglio 1943 dal Comune di Rovigo, e il diploma di maturità classica conseguito presso il Liceo-Ginnasio Antonio Pigafetta di Vicenza. Il certificato relativo al conseguimento del diploma nell’anno scolastico 1942-1943 fu firmato dal preside reggente Andrea Volpato.
Nulla più sullo studente Franco Fraccon. I documenti passano direttamente al periodo successivo alla Liberazione per notificare la sua morte e l’assegnazione della laurea ad honorem. Il 17 settembre 1945 il sindaco di Rovigo, Umberto Merlin, si rivolse al Rettore Egidio Meneghetti:
Chiarissimo Professore,
per quanto superfluo dato che Lei ha conosciuto di persona il valoroso patriotta FRACCON TORQUATO mi permetto accompagnarle una istanza della famiglia che domanda la Laurea ad honorem del figlio Franco, pure caduto a Mauthausen.
Voglia, Sig. Rettore, accogliere la detta ben meritata domanda.
Le sarò grato se Ella vorrà darmi segno di ricezione della presente.
Cosa che Meneghetti fece prontamente. Il 20 settembre ringraziò Merlin per la segnalazione della morte di Franco “al quale saranno tributate onoranze pari a quelle riservate ai Caduti universitari”. Lo informò che aveva anche scritto alla madre. Infatti, quello stesso giorno, il Rettore si rivolse così a Isabella Ghirardato:
L’Università è sempre stata fiera del patriottismo e del valore dei suoi Studenti ed è questo uno dei più alti titoli che danno meritata fama al nostro Ateneo.
Il tenace amor di patria che in questi anni tormentosi i suoi giovani migliori hanno dimostrato in mille modi, ha raggiunto l’altezza più sublime coll’estremo sacrificio nel momento culminante della lotta contro il nemico.
L’Università ha perduto un altro di questi spiriti eletti.
Compagni di studio e Maestri si inchinano reverenti alla memoria dell’eroico caduto e con fierezza ed affetto Le esprimono a mio mezzo, il più vivo cordoglio.
Insieme alla famiglia che Gli diede i natali noi ne custodiremo e ne esalteremo la memoria gloriosa.
Isabella inviò una “relazione della attività e della morte di FRANCO FRACCON
Mi è giunta notizia da testimonianze sicure dei suoi compagni di prigionia che il mio figliuolo Franco Fraccon, iscritto regolarmente al I anno della facoltà di medicina (…), deportato verso la metà di gennaio 1945 insieme con mio marito, Torquato Fraccon, nel campo di concentramento di Mauthausen, vi è deceduto in seguito alle sofferenze patite. Era nato a Rovigo (…), quando il padre conduceva a fianco dell’On. Merlin, la più aspra battaglia contro il fascismo trionfante, in difesa della libertà e della giustizia sociale.
Dopo la morte di Matteotti, mio marito, ricercato a morte, abbandonò Rovigo e colla famiglia fissò la sua dimora a Vicenza.
Franco attinse da mio marito il vivo sentimento di amor patrio inteso come un dovere sacro e cristiano da compiersi con gioia a presso di qualunque sacrificio, anche di quello della vita stessa.
Di carattere aperto, affettuoso, docile, Franco temprò lo spirito candido alla scuole dell’esempio paterno e crebbe alla luce dell’ideale di tutte le cose grandi e belle.
Allo scoppiar della guerra, quando a mio marito fu data possibilità d’intensificare la sua azione, non mai del tutto interrotta contro il fascismo, Franco fu a fianco del papà, che riuniva in casa nostra e presiedeva al Comitato di Liberazione Nazionale, con tutto l’ardore della sua gioventù generosa e forte, figlio devoto e collaboratore fedele, intelligente, agile e pronto sempre ad ogni più rischiosa impresa.
Arrestato mio marito la prima volta il 7 gennaio 1944, Franco dovette presentarsi alle armi nel marzo 1944.
Durante il breve periodo di servizio, addetto al Distretto Militare, si prodigò nel fornire documenti militari falsificati e nel far evitare che altri militari fossero inviati in Germania.
Uscito mio marito dal carcere, Franco disertò, alla fine di agosto, le file dell’esercito repubblicano e riprese accanto al padre con raddoppiato fervore la lotta contro il fascismo e i tedeschi.
Dedicò tutto se stesso al lavoro di staffetta, di informatore e specialmente a pericolosi trasporti in città di armi e di esplosivo per la Compagnia “Julia”, sfidando intrepido pericoli mortali.
Il 26 ottobre 1944 fummo tutti arrestati dalle SS tedesche, mio marito Torquato, le mie due figliuole Graziella e Letizia, franco e io.
Fummo chiusi nelle carceri di S. Biagio a Vicenza. Noi donne vi restammo, senza poter più comunicare con Torquato e con Franco, fino all’arrivo degli alleati il 26 aprile 1945.
Franco dalle carceri di S. Biagio fu trasferito alla caserma Sasso in Vicenza, ove preferì sopportare ogni sorta di sevizie piuttosto che rivelare un solo nome di compagni di lotta; lo comprova il fatto che nessuno di quanti collaboravano con lui fu ricercato in seguito al suo arresto.
Della sua eroica, cristiana fortezza in quei giorni tremendi rendono testimonianza ammirati i suoi compagni di carcere.
In dicembre 1944 col padre fu portato nel campo di concentramento di Bolzano e di là, verso la metà di gennaio, a Mauthausen ove morì come mio marito Torquato.
Nel nostro lutto ci conforta l’esempio dei nostri cari che hanno dato il segno più grande dell’amore col sacrificio della loro vita e la certezza che il loro martirio splende nella luce della gloria imperitura.
Sul foglio “notizie”, compilato da Isabella il 22 settembre 1946 dalla sua casa di via Pozzetto 3 a Vicenza, vengono riportate le stesse informazioni. Si mette in evidenza la sua prima attività (“aiuto a prigionieri inglesi ed ebrei”) e il fatto che prese subito contatto con le formazioni partigiane della zona operando continui sabotaggi, trasportando armi e procurando documenti civili e militari “a quelli della montagna”. La brigata partigiana di appartenenza indicata dalla madre fu quella del Battaglione “Valdagno” della Divisione “Vicenza”. Oltre ai dati sulla deportazione e sulla morte, la madre aggiunse che Franco era stato proposto per la medaglia d’argento.
La cerimonia di consegna della laurea ad honorem si tenne l’11 giugno 1947. Qualche giorno prima, il 2, Isabella scrisse al Rettore per informarlo che si sarebbe presentata con le due figlie, Graziella e Letizia, per “prendere in consegna il Diploma Dottorale”. Accanto a loro, ci sarebbe stato anche il primario dell’Ospedale Civile di Vicenza, il prof. Giorgio Pototschnig, “che avrebbe dovuto essere maestro e guida del mio figliuolo nella sua vita di medico”.
Anni dopo, il 4 febbraio 1964, Graziella Fraccon in Farina, da Mestre, comunicò all’Università che era venuta a sapere quel giorno stesso della solenne cerimonia che si sarebbe tenuta l’8 febbraio, garantendo la sua presenza.
Fonti
Archivio Generale dell’Università degli Studi di Padova, Lauree ad honorem studenti caduti nella prima e seconda guerra mondiale, Laureati ad honorem, Studenti caduti per la liberazione 1943-1945, b. 21, f. Fraccon Franco.
I documenti presenti in questa pagina sono stati pubblicati su concessione dell’Università degli Studi di Padova – Ufficio Gestione documentale (11 maggio 2022).
Altre fonti